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e lingue minoritarie, in quest’era di globalizzazione, rischiano costantemente l’estinzione.
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E’ stato calcolato che negli ultimi quattro secoli sono morti all’incirca mille idiomi tradizionali.
Poiché la lingua è sempre legata alla società e alla cultura che l’esprime, quando muore una lingua muore anche un sapere sulle arti, sulla religione, la medicina, la musica.
Delle minoranze etniche-linguistiche che hanno lungamente fatto parte della società pugliese (greca, franco-provenzale, croata albanese) la più antica |
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è quella greca il cui linguaggio viene chiamato grico o grecanico.
Oggi quest’isola culturale, conosciuta come Grecìa Salentina, situata a sud di Lecce, nel Salento, comprende i paesi di: Calimera, Carpignano Salentino, Castrignano dei Greci, Corigliano d’Otranto, Cutrofiano, Martano, Martignano, Melpignano, Sogliano Cavour, Soleto, Sternatia, Zollino.
Il dialetto grico parlato da questa minoranza salentina è di incontestabile derivazione greca, ma le sue origini storiche hanno dato origine ad un vivace dibattito .
Alcuni filologi hanno rivendicato per queste comunità un’antica ed ininterrotta discendenza dalla colonizzazione greca iniziale, altri hanno asserito la ri-ellenizzazione bizantina .
L’ipotesi dell’antichità sia del dialetto che della cultura grica potrebbe essere supportata dalle stesse tradizioni musicali e poetiche griche.
Per esempio nelle lamentazioni funebri (moroloja) possono essere trovati resti culturali mitici e leggendari della Grecia antica, caduti in disuso nel centro culturale (la Grecia) e conservati invece in periferia (Grecìa). Nel ventesimo secolo troviamo nei testi poetici stessi delle lamentazioni funebri figure provenienti dall’antica mitologia greca: Caronte, Tanato, Parche o il Fato.
Anche se oggi la lingua ha subìto, come era nelle cose, una perdita di praticanti, la Grecìa salentina ha conservato e sviluppato intorno alla sua lingua e alla sua cultura una vivacità che pone sia l’area ellenofona che tutto il Salento come un ponte sul Mediterraneo. Attraverso la lingua grica la sua minoranza linguistica sta costituendo nuovi collegamenti culturali e linguistici sia con altre parti della Magna Grecia, anticamente estesa in Calabria e in Sicilia, sia con la stessa Grecia.
Questa nuova vitalità e sensibilità, soprattutto dei giovani, sta valorizzando tutto il panorama, molto variegato, della memoria orale delle tradizioni della Grecìa salentina che era costituita dai canti religiosi, e tra questi la Passione.
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La passione: I passiuna tu Cristù |
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a poesia popolare grica raggiunge una delle più alte espressioni nelle vicende che narrano la vita e la morte di Cristo |
Tutti i linguaggi espressivi di una cultura, canto, poesia, teatro, si sintetizzano in questo dramma umano-divino, essenza stessa del divenire.
In questi canti si contemplano gli ultimi istanti, della vita di Gesù. Solo di fronte alla morte, solo nella condizione umana, con la propria responsabilità e tragica consapevolezza che l’essenza umana contempla la morte.
Nella Grecìa Salentina il Canto di |
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Passione ha resistito al tempo e alle mode, consegnandoci, attraverso il suo svolgimento liturgico, l’essenza del divenire umano.
La Passione in lingua grica può sicuramente essere considerata una delle forme più antiche di teatro popolare e espressione più genuina delle Sacre rappresentazioni che nel XII secolo erano presenti in tutta Italia.
La Passione può essere inserita a pieno titolo nella grande tradizione italiana del “Bruscello”. Con tale nome si intende solitamente una rappresentazione popolare che ha per oggetto eroi o personaggi biblici. Tale rappresentazione avveniva nella piazza o nei crocicchi dei paesi su dei palcoscenici che avevano come scene rami fronzuti e che di solito avveniva in un periodo dell’anno che andava dal carnevale alla settimana delle Palme.
La prima radice del Bruscello bisogna cercarla nelle feste rituali primaverili di epoca romana e preromana. Durante tali ricorrenze infatti, dopo essere stati nei boschi a prendere rami, le persone intonavano un canto portandosi di casa in casa a chiedere doni.
Ovunque il Bruscello poi era addobbato con nastri multicolori, di fiori e di arance come simboli e offerte di fertilità e buon augurio per l’arrivo della primavera.
La Passione veniva cantati nella settimana delle Palme. La vita nelle comunità a base agricola-pastorale era scandita dai grandi avvenimenti liturgici e fra essi la Pasqua con la sua liturgia complessa e piena di simbolismi, quali morte rinascita- resurrezione, che simboleggiano da sempre il risveglio della natura, il passaggio dall’inverno alla primavera.. Allora i nostri contadini smettevano i panni di duri lavoratori della terra e indossavano i panni di finissimi cantori , in questo caso della Passione tu Cristù.
In genere due cantori, un fisarmonicista o organettista accompagnati da un portatore di palma si presentavano nei crocicchi dei paesi e a turno , una strofa a testa, cantavano e mimavano la Passione di Gesù. Spesso si recavano anche nelle masserie a portare rappresentare la morte e resurrezione di Gesù.
Il ramo di palma (un pezzo di ulivo) era adornato con nastrini rossi o arance. Essendo la Passione un rito di passaggio e cadendo anche in un momento assolutamente particolare della vita cioè il passaggio dall’inverno alla primavera, che simboleggia la vita e la morte, questo canto si inserisce nei riti di passaggio propiziatori di benessere.
Il contenuto della Passione narra della vita e delle pene che patisce Cristo e del dolore straziante di una madre che si aggira dolente in cerca del frutto della vita: il figlio. La Passione rappresenta la pietas popolare e la modalità più complessa e articolata attraverso la quale il popolo esprime il suo misticismo e la necessità di comunicare con la divinità.
Si compone di circa 66 strofe le ultime delle quali sono una richiesta di ricompensa da parte dei cantori, che ottenutala, si spostano in un altro paese o in un altro crocicchio a ripetere la stesa rappresentazione.
Raccontano gli anziani cantori che a Martano esisteva una scuola per apprendere la Passione: gli “Stompi” che insegnavano non solo il testo ma anche la gestualità e la mimica.
La Passione è una delle poche rappresentazioni sonore e gestuali presente in tutti i paesi della Grecìa salentina, tanto forse da poter affermare che uno egli elementi caratterizzanti e unificanti la stessa Grecìa sia la Passione.
Ogni paese ha avuto in passato, ma anche adesso, dei cantori che hanno caratterizzato il canto della Passione attraverso la propria personale interpretazione sia gestuale che mimica.
Da qualche tempo il canto della Passione è stato ripreso nel suo più genuino significato sia canoro che gestuale. In quasi tutti i paesi della Grecìa gruppi di giovani, spesso aiutati e guidati da qualche cantore anziano, hanno ripreso a cantare la Passione. Anche nelle scuole negli oratori il canto della Passione è riproposto e a volte anche drammatizzato.
Durante la settimana delle Palme i ripropositori locali e alcuni provenienti dall’Italia centro-meridionale danno vita ad avvenimenti di grande interesse sia spettacolare che devozionale.
L’edizione 2014 dei Canti di Passione
coinvolge tutti i paesi della Grecìa Salentina
creando un circuito che vede riproposti i Canti
di Passione in tutti i luoghi in cui si cantava
e si canta ancora la Passione.
Accanto alla tradizione musicale grika della passione,
la proposizione di culture musicali provenienti
da diverse parti d’Italia che raccontano
lo stesso tema, rende la rassegna del 2014 un
contenitore straordinario che con forza rivendica
un ruolo di conservazione e rilancio della musica
popolare.
Dal 5 al 13 aprile 2014 tutti
e dodici i comuni della Grecìa Salentina
più i comuni di Alessano, Lecce e Palmariggi,
vedranno l’esibizione di gruppi musicali nelle suggestive cornici
delle chiese più belle.
La direzione artistica dei Canti di Passione è curata da Luigi Chiriatti, Gianni De Santis e Sergio Torsello con la consulenza di Antonio Melegari. |
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